La normalità di Kiril. JJJ: «Adesso giochiamo con la mente libera»

7 dicembre 2016 AUTORE: ANDRE#9
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Effetto Bolshakov. Johnson ha avuto il tecnico di Cantù anche al Red October Volgograd e lo racconta «Ci lascia libertà e ha portato una ventata di freschezza»

La sostenibile leggerezza del coach normale. Dentro e fuori dal campo. Uno che si è presentato in punta di piedi, che ha sposato la filosofia del low profile e che anche ora – che è stato chiamato in causa in prima persona – non ha cambiato atteggiamento di una virgola. Da quattro mesi Kiril Bolshakov studia Cantù. Da qualche giorno Cantù s‘è messa a fare altrettanto con lui. Doveva lavorare all’ombra di un totem, quel grande allenatore che prende il nome di Rimas Kurtinaitis, s‘è trovato sbattuto direttamente in prima pagina Chiamato da Dmitry Gerasimenko, suo ex allievo ai tempi della scuola, a dare una mano alla causa Prendendo per mano una squadra che, classifica canta, pareva alla deriva. Il botto nel derby Fase di transizione o soluzione definitiva che sia, sta di fatto che l’ingegnere ucraino alla prima chiamata ha fatto il botto. Stessa veste, quella di rappresentanza, altra responsabilità, quella di capo allenatore. E il botto, a Varese. Non su un campo comune. Non in una partita normale. Ma che lui, l’elogio della normalità, proprio in normale ha trasformato. Mai scomponendosi e nemmeno per un momento cullandosi e beandosi dell’impresa centrata. Di quanto fosse il classico uomo della strada – nell’accezione più positiva del termine – ce ne si era accorti subito. Alla sua prima apparizione, a inizio agosto e a sorpresa nella conferenza stampa di presentazione di Kurtinaitis. Inglese stentato, anzi -che diciamo – stentatissimo, tanti «good», un mare di «yes, yes» e sempre un sorriso per chiunque gli si avvicinasse. Ha ringraziato, fino alla stanchezza, chi gli ha ben presto affidato l’auto aziendale per girare Cantù. Ha strabuzzato gli occhi quando ha visto l’appartamento assegnatogli. Poi ha subito condiviso il nuovo mondo con la famiglia, a cominciare dal figlio Egor. Che velocemente l’ha raggiunto, che ora l’affianca negli allenamenti della serie A e che in prima persona si occupa anche della Basket School sorta a Senna Comasco. I due, padri e figlio, vivono insieme (con la nuora) in centro Cantù. E, specie ora che medico e fisioterapisti ucraini sono rientrati in patria, si fanno compagnia a vicenda. Pizza e pasta, nel menù molto italiano, anche se a volte ci si allunga fino alla tavola giapponese. Uno che conosce bene Bolshakov senior è JaJuan Johnson, non fosse altro che all’inizio della passata stagione ha lavorato alla Red October Volgograd allenata dallo stesso coach di Kiev. E proprio JJ ci aiuta a conoscerlo meglio. «Credo – e non ha dubbi il centro della Pallacanestro Cantù – che le sue qualità emergano anche per chi lo vede allenare. È una persona calma e con un atteggiamento rilassato e abbastanza positivo». «Un grande vantaggio» L’ideale, quindi, per un momento piuttosto difficoltoso come è quello della squadra biancoblù. Ed è proprio dal punto di vista tecnico che lo giudica Johnson. «Penso -ammette il lungo – che faccia un buon lavoro nel mostrare ai giocatori quale è la struttura del suo sistema di gioco, ma lasciando loro la libertà di prendere le decisioni e le iniziative in partita. In questo modo più giocatori possono avere le mente libera in campo e questo può essere un grande vantaggio». Lo si è visto negli esaltanti quaranta minuti di Masnago. Con Cantù in controllo anche quando poteva perdere la testa. JaJuan ha un’idea tutta sua di quello che potrebbe aver portato Bolshakov in questo frangente. Leggere per credere. «Una ventata di freschezza, non c‘è dubbio – spiega Johnson – e un modo diverso di approcciarsi alla gara con un nuovo tipo di scouting». Libera mente, dunque, in libero campo. Ma nel privato che tipo è il nuovo tecnico di Cantù? Poche parole, ma incisive, quelle di JJ. «Una persona calma, tranquilla e positiva». E dubbi anche in questo caso non ce ne sono. Però, e a questo punto, la domanda sorge spontanea, l’effetto Bolshakov che benefici potrà portare alla squadra? Johnson vuole pensare positivo, senza però sbilanciarsi. Anche quando si parla di eventuale svolta. «Potrebbe essere così – conclude -, ma dobbiamo rimanere uniti come gruppo e continuare a lavorare duramente».