Intervista a... Andrea Diana

6 gennaio 2017 AUTORE: Umberto Chiesura
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Ciao coach, grazie innanzitutto per la disponibilità. Raccontaci un po’ della tua carriera nella palla a spicchi.
Ciao Umberto, la mia carriera inizia all’età di 6 anni quando i miei genitori mi iscrissero al primo corso di minibasket. Da lì la pallacanestro è sempre stata parte di me. Erano gli anni ’80, Livorno aveva due squadre in Serie A, i derby, la finale scudetto dell’ 89, una passione che cresceva sempre di più. Ho fatto tutte le trafile delle giovanili nell’allora Libertas (Enichem), finchè non avvenne la fusione delle due società. Gli ultimi anni di giovanili nell’allora Baker Livorno dove andammo per due anni consecutivi alle Finali Nazionali Juniores. Giocavo playmaker e da senior sono partito dalla C2 fino ad arrivare alla B2. Nel frattempo ho iniziato parallelamente la carriera di allenatore, istruttore minibasket e prime fasce di settore giovanile per poter portare avanti i due diversi impegni. All’età di 30 anni la scelta di lasciare la parte giocata e iniziare la carriera di allenatore a tempo pieno. Volevo realizzare il mio sogno di arrivare in Serie A e visto che da giocatore non c’ero riuscito, c’ho provato come allenatore. Allenavo al Don Bosco Livorno, una Società tra le migliori d’Italia in quanto a formazione tecnica e disciplina. Lì mi sono formato. Poi la chiamata in Legadue come assistente di Dell’Agnello a Livorno nel 2008. Un anno solo a Livorno perchè il Club fallì. Dopo Livorno decisi di trasferirmi a Ferrara, perchè mia moglie è di Ferrara e lì attualmente abbiamo la nostra casa. Due anni alla Pallacanestro 4 Torri Ferrara insieme ad un grande maestro della pallacanestro italiana, Mario De Sisti e poi la chiamata di Dell’Agnello a Brescia dove mi chiese di fargli da vice nel primo anno di Legadue. A Brescia ho fatto 3 stagioni da vice allenatore, Dell’Agnello e 2 con Martelossi (perdendo una finale con Pistoia 2013) e poi la promozione a capo allenatore. Prima stagione semifinale persa con Torino e seconda promozione in Serie A e il coronarsi di un sogno. Adesso sto vivendo la mia prima stagione di Serie A cercando di raggiungere l’obiettivo stagionale, che è la salvezza.”

Stagione storica, la scorsa. C‘è stato un momento chiave, quello in cui hai capito che la A1 era un sogno realizzabile?*
Esattamente parliamo di stagione storica, perchè a Brescia la Serie A mancava da 28 anni. Ci sono stati diversi momenti in cui abbiamo capito che ce la potevamo giocare fino in fondo. Il primo dopo la brutta sconfitta in Coppa Italia nel mese di Marzo dove ci compattammo molto e la Società fu brava a starci vicino. Dopo poco tempo arrivò David Moss che fu un’ulteriore spinta per tutti. Il secondo dopo aver eliminato Trapani al primo turno playoff perchè era una squadra durissima da affrontare. Il terzo dopo la larga vittoria in gara 4 con Scafati a Brescia, perchè andammo a giocarci gara 5 con grande convinzione e con 300 tifosi al seguito. Dopo aver vinto gara 5 con Scafati, sapevamo che la Fortitudo sarebbe stata un’avversaria tosta, ma eravamo convintissimi di farcela.

Da neopromossa il vostro cammino è stato sin qui più che soddisfacente. Con tanti campioni in roster, quanto è importante allenare “la testa” e motivare il gruppo?
Quest’anno la Serie A, campionato molto diverso dalla A2 soprattutto per fisicità e intensità. Dopo un inizio un po’ faticoso, campionato completamente nuovo, giocatori nuovi da inserire, equilibrio da trovare ci siamo ripresi e adesso stiamo facendo bene. L’aspetto mentale è importantissimo, ma ho la fortuna di allenare giocatori molto esigenti soprattutto con se stessi e con obiettivi personali molto alti. Questo rende la mia squadra molto motivata e molto disponibile nel lavoro settimanale.

Parliamo di giovani: come vedi il futuro del basket tricolore? Pensi che le minors possano essere un buon trampolino di lancio per i giovani prospetti?
Tanto dipende dall’investimento nei settori giovanili. Arrivo dalla Società Pallacanestro Don Bosco Livorno che negli anni ha prodotto tantissimi giocatori investendo in prospetti interessanti e soprattutto nella competenza degli allenatori. In Italia abbiamo molti allenatori di alto livello e moltissimi giovani allenatori potenzialmente di alto livello. I nostri giovani devono essere affidati a persone qualificate che riescano trasmettere passione e competenza. Sono convinto che le minors possano essere il trampolino di lancio per i giovani, magari guidati da almeno due o tre giocatori di esperienza, perchè l’ho verificato in prima persona, sia a Livorno che a Ferrara e il risultato è stato ottimo.”

L’atleta più forte che hai allenato? E cosa non deve mancare al tuo giocatore ideale?
Difficile individuare il giocatore più forte perchè è difficile eccellere in tutto. Diciamo che il mio giocatore ideale potrebbe essere l’unione di quelli che chiamo i miei “3 pilastri” della squadra di quest’anno, Luca Vitali, David Moss e Marcus Landry (Marcus Landry Hoops). Luca la mente, David l’energia e Marcus la tecnica. Tre talenti di primissimo livello, differenti tra loro, ma che insieme formano una miscela esplosiva. E come mi ha insegnato uno dei miei maestri Mario De Sisti, “ad ogni tuo giocatore non deve mancare il sorriso!!

Per finire, domanda extra-basket. I tuoi sport e le tue squadre preferite?
Sono uno sportivo e un agonista per natura, seguo ogni tipo di sport. L’appuntamento sportivo più bello al mondo è l’Olimpiade dove riesco ad appassionarmi a qualsiasi evento purchè ci sia un italiano in lotta per una medaglia… mi piace vincere!!!”

Grazie coach! In bocca al lupo per la seconda parte di stagione e…W il basket!!

UC