Omaggio a Mirko Camazzola, artista della palla a spicchi

28 aprile 2018 AUTORE: Androe
Omaggio a Mirko Camazzola, artista della palla a spicchi

Ammetto di essere stato colto di sorpresa, non me lo immaginavo proprio.

Quando mi hanno detto che Mirko Camazzola (per tutti Cama, mamma esclusa…) avrebbe detto ‘stop’ al basket giocato dopo il derby Bassano-Riese di domenica prossima, ho pensato ad uno scherzo.

Invece no, è ufficiale, il suo sms è inequivocabile: “Sento che è arrivato il momento giusto per smettere”.

Ed in effetti sono passati 17 anni da quando questo implume biondino non ancora ventenne decideva con le sue zingarate la promozione di Marostica in serie B, ‘coming off the bench’, lanciato in campo da coach Gaddi contro la Rovereto dei Milesi e Mazzotti, gente che la serie A l’aveva giocata per davvero.

A Marostica Cama ha lasciato il segno come pochi, amato da tutti per la sua genuinità, dentro e fuori dal campo.

Anche quando ogni anno mi chiedeva di segnalarlo alle guide della Lega, che allora erano cartacee, come alto 1.78 (ma dove, Cama???); anche quella volta in cui allo scadere di un quarto gli scandisco il tempo rimanente sul cronometro “cinque, quattro, tre…” e lo costringo a un tiro disperato senza accorgermi che in realtà mancavano “quindici, quattrodici, tredici secondi…”, venendo mandato ‘amorevolmente’ a quel paese! Anche, e poi chiudo perché potrei citare altri mille aneddoti, quando due anni fa in occasione di un’amichevole tra Bassano e Riese viene battuto in velocità dai garretti del giovanissimo Efe Idiaru e ridendo mi dice “una volta gli avrei dato due secondi, in una gara a tutto campo!”.

Come giocatore non credo ci sia nulla da aggiungere a quanto negli anni ci ha mostrato sul campo, mi limito a far notare come da incredibile ball handler e assist man, vero artista del parquet con la palla in mano, nel tempo abbia saputo lavorare costantemente per costruirsi un tiro da fuori affidabile, limando quello che agli esordi era forse il suo unico tallone d’achille.

Credo che Cama abbia anche un altro primato: è stato infatti uno dei pochi, pochissimi (forse assieme a Luca Benassi) ad aver vestito le casacche di Bassano, Marostica, Cittadella e Riese, praticamente l’intero micro-cosmo di palla a spicchi che gravita attorno a casa sua. Quella casa da cui non se l’è mai sentita di allontanarsi, anche quando avrebbe potuto provare a fare scelte di tipo professionistico, decidendo invece di privilegiare sempre gli affetti e le amicizie di una vita.

Quelle che ha collezionato a destra e a manca, perché di Cama non sentirete mai parlar male, neanche dagli avversari di mille battaglie sportive.

Grazie Mirko, grazie per averci dimostrato che non serve essere superuomini per divertirsi e divertire su un parquet.

Qualunque attività tu decida di intraprendere adesso, ti auguro di farlo con la stessa spensieratezza e con lo stesso divertimento che hai sempre messo tutte le sere nel farti la borsa e nell’andare in palestra.

Mauro Linzitto
(testo raccolto da Andrea Etrari)