Intervista a Paolo Seletti Head Coach della Prima Squadra

24 luglio 2017
Intervista a Paolo Seletti Head Coach della Prima Squadra

PROGETTOBECOMING GIANTS”.

Quattro chiacchiere con Coach Paolo Seletti tra programmi e buoni propositi per la prossima stagione 2017/18.

Coach Seletti, intanto ben arrivato a Marghera: cosa hai trovato, e come vorresti che il cammino proseguisse?
Dopo alcune stagioni vincenti e risultati sorprendenti che sono sotto gli occhi di tutti, credo che per Marghera venga la necessità di consolidarsi e di affermarsi come realtà di riferimento per il panorama giovanile italiano. Low profile ma concretezza e qualità: settore giovanile a km zero e attenzione ai singoli, devono essere la ricetta per tracciare una nuova pista. Non è più la pallacanestro femminile della cultura del risultato: chiunque abbia una certa solidità economica può iscriversi a qualunque campionato, in sostanza la libera iscrizione è estesa a ogni livello, e puntualmente chi vince i campionati è poi costretto dalla non sostenibilità economica a rinunciare e/o autoretrocedersi. In questa ottica credo che le scelte della società debbano modellarsi di conseguenza.

Quindi, che si fa?
Attenzione ai singoli. Ogni giocatrice, dalla più forte alla esordiente, deve avere un percorso su misura, e bisogna tornare a lavorare sull’allargamento della base di iscritte. In quest’ottica lanceremo un progetto sulle fasce piccole di attività minibasket, e rilanceremo il progetto delle ragazze più grandi.
La serie A deve vedere l’inserimento di giocatrici di scuola Marghera a roster con ruoli sempre più importanti. Cecili, Pastrello, Toffolo, Furlani avranno la Serie A come campionato di riferimento. Dovranno poter sbagliare e sentire comunque la fiducia in un ambiente positivo, solido nei contenuti tecnici, disteso nei rapporti interpersonali.
Serie A ma non solo….Poi ci saranno alcune ragazze, Fiorin, Castria e Biancat che potranno avere minuti in A secondo il loro impatto e lavoro settimanale, e giocheranno una C da protagoniste gestita direttamente dallo staff Giants, che ci starà a cuore quanto la prima squadra. In questa C troveranno spazio alcune 98-99, Salmaso, Trevisanato, coinvolte nel supergruppo di allenamento della A, delle atlete classe 2000 e diverse delle 2001-02 campioni d’Italia, che avranno così un campionato senior col quale confrontarsi. In quel gruppo sta il futuro della prima squadra, ci sono atlete con margini inespressi importanti, e altre sono in arrivo da realtà limitrofe.

Un vestito su misura per tutte, insomma?
Tutte le ragazze di A e C dovranno affrontare un percorso di workout individualizzati fisici e tecnici, con cadenza minimo monosettimanale o meglio ancora bisettimanale. Chi viene a Marghera a giocare deve avere la certezza di poter fare un investimento su se stessa. In quest’ottica le giocatrici di grande spessore non devono essere troppe: meglio poche ma molto seguite piuttosto del classico tritacarne nel quale è impossibile dare a tutte le giuste attenzioni, neanche con lo staff dei San Antonio Spurs.
Aggiungo anche questo: il clima può deve essere sereno. Non alleniamo Cristiano Ronaldo, nessuna delle ragazze per fortuna vivrà di pallacanestro bisogna ricordarselo, bisogna accendere la passione per il basket dentro le persone, non costringere con la forza qualcuno a giocare per te, magari facendole passare la voglia.

I risultati delle giovanili?
Devono essere un effetto, non certo un fine. Se no rischi di fare il deserto anche quando vinci. Le squadre giovanili sono importanti perché è lì che si inizia a sognare, e lì che si creano amicizie e ricordi che durano per sempre. A volte nel basket femminile quando si arriva a fine carriera quello che rimane è proprio la rete di contatti, la condivisione di momenti belli. È per questo che bisogna avere rispetto dei campionati giovanili, perché gli scudetti di per sé aiutano poco, ne ho vinti (alla Magika, tra amici veri, nel contesto perfetto per fare sport) ma non c’era la fila per gli autografi, un mese dopo. Era già tutto dimenticato

Quale sarà in definitiva e in concreto il tuo ruolo?
Allenerò in prima persona prima squadra, un supergruppo under 18 e un’altra squadra giovanile. Sto lavorando per avere degli staff completi, ho uno stile di allenamento molto partecipativo, se così posso dire, quindi è determinante che chi viene in palestra sia energico e positivo. Inoltre vorrei crescere qualche giovane allenatore, è anche così che si rilancia un programma che duri nel tempo. Spesso noi coach siamo troppo gelosi delle quattro cose che sappiamo, o così insicuri da circondarci di pessimi colleghi per dormire sonni tranquilli, personalmente la vedo all’opposto! Ben vengano quelli bravi che mi mettono in difficoltà e mi costringono ogni giorno a dare il meglio, che mi stimolano e quando la faccio fuori dal vaso me lo fanno notare.
In A starò comodo, con Nico Bertoldero, uno “diretto” e con esperienza decennale di questi livelli e oltre, e Antonio Paganino, che pensa pallacanestro 7/24. In più ci sarà Francesco Urbani, preparatore di alto livello, che avrà grande peso specifico, il lavoro fisico è una componente uguale a quella tecnica, per importanza.
Stiamo cercando un paio di professionalità importanti che mi affianchino col gruppo U16 e traducano la filosofia globale alle più piccole. Bisogna iniziare presto a passare i concetti fondativi.

Ci puoi svelare qualcosa di questa ricetta segreta?
Nessun mistero. Credo nella crescita personale che va di pari passo con la crescita tecnica. Insegnare i cambi di mano o il tiro in step back è molto triste, e chiunque può farlo, se non si sviluppa parimenti il carattere, la personalità, la profondità, l’indipendenza del giocatore che li esegue. In questo senso anche lo stile di gioco deve servire: no ai sistemi direttivi controllati dalla panchina. Sono semplici e redditizi nel breve, ma servono più al mio ego che alle giocatrici. Meglio perdere il controllo e restituire il gioco ai giocatori. Anche se può costare due-tre posizioni in classifica, fa però bene alla salute e alla coscienza di chi allena.

Qualche sogno nel cassetto del comodino-Giants?
In ultimo, vorrei che si aprisse qualche pista “americana” per le giocatrici che lo meritano. Ho avuto modo di parlare con le ragazze che allenavo e ora stanno di là dall’Oceano, e le ho trovate arricchite e maturate. E oltre a un basket decisamente di profilo superiore a quello che possono trovare qui, fanno una esperienza di vita e studio mille volte più intensa. Perciò sarebbe fantastico aiutare le nostre atlete a trovare una occasione di questo tipo..
Comunque state sintonizzati, ne vedremo delle belle. Dal 23 agosto si parte, a breve usciremo col programma della preseason.

A cura dell’Ufficio Stampa e Pubbliche Relazioni Giants